mercoledì 18 gennaio 2012

forconi: violenza populista, altro che rivoluzione!

















In queste ore i presidi organizzati dal sindacato degli autotrasportatori e dal cosiddetto movimento dei Forconi, organizzazione guidata da tale Morsello, ospite abituale dei convegni di Forza Nuova, lanciano inquietanti interrogativi circa le gravissime ricadute politiche che la crisi sta generando.
Bene ha fatto recentemente Alberto Burgio , nel suo intervento al Comitato Politico Nazionale di Rifondazione Comunista, a sottolineare come vi sia in Italia e in Europa il fortissimo rischio di derive populistiche. Gli esempi non mancano: dall’Ungheria di Viktor Orban, che ha demolito ogni presidio democratico instaurando con  una riforma costituzionale una dittatura mediatico-fascista, ai recenti sondaggi che in Francia danno Marine Le Pen al 26% per le prossime presidenziali.
Le vicende siciliane di questi giorni sono un ulteriore esempio, e a noi molto più vicino, della giustezza di questa analisi.
È in atto un vero e proprio sgretolamento dell’intero apparato produttivo siciliano, la stretta creditizia con il rincaro del costo di finanziamento delle banche, unitamente alla svalutazione dell’euro nei confronti del dollaro, con la corsa del prezzo dei  carburanti, sta letteralmente mettendo in ginocchio migliaia di piccole imprese siciliane, e l’aumento delle accise e delle imposte indirette dell’ultima manovra Monti rischiano di alimentare una perversa spirale inflazionistica.
Una sinistra degna di questo nome deve provare ad analizzare le nuove forme di disagio che la crisi sta producendo, sforzarsi di allargare il campo della propria interlocuzione sociale, scommettendosi nella costruzione di coscienza di luogo e coscienza di classe, aumentando la consapevolezza sulle cause della crisi in corso e partecipando alla formazione di soggettività conflittuali, anche attraverso forme nuove di resistenza attiva alla crisi.
Ma in maniera ancora più netta e decisa deve saper opporre una fiera resistenza  allo scenario inquietante che emerge dalle vicende di questi giorni: il movimento dei forconi cerca di raccogliere il consenso  tra i semplici, utilizzando l’arma violenta della semplificazione, sfruttando  il clima di sfiducia generale verso le istituzioni politiche e appoggiando le rivendicazioni corporative, alcune delle quali discutibilissime, di alcune categorie.
Pensare che personaggi inquietanti come Morsello, con una figlia impiegata a Forza Nuova, o come Mariano Ferro, un transfuga dal MPA di Lombardo, contiguo e complice di quell’ignobile sistema politico-affaristico e mafioso che ha devastato il territorio e la gente di Sicilia,condannandola a un destino di sottosviluppo, possano ergersi a novelli Giuliano per portare il popolo siciliano alla “rivoluzione”, per citare il criminale responsabile dell’eccidio di Portella delle Ginestre diventato un’icona del peggior populismo sicilianista,  è un  fatto che deve suscitare in noi la più profonda indignazione.
La rivoluzione è un’ altra cosa.
E’ la rivoluzione di Peppino Impastato, che ha sollevato la testa contro l’oppressione politica ed economica della mafia, mostrando come l’antimafia sociale sia parte  indissolubile dalla lotta contro gli interessi del capitale e della rendita, è la rivoluzione di Danilo Dolci che, con gli agricoltori di Partinico, in assenza di risposte dalle istituzioni, inaugurava forme originali e creative di lotta come lo sciopero alla rovescia, lavorando insieme per rendere utilizzabile una strada comunale in stato di abbandono.
L’esempio di Peppino Impastato, di Danilo Dolci e della Sicilia che si batte contro la mafia e l'oppressione dei più deboli da parte di pochi potenti è agli antipodi dalle violenze che accompagnano i blocchi autostradali di questi giorni; dalla violenza con cui agli operai del petrolchimico è stato impedito di uscire dalla fabbrica a fine turno, con un vero e proprio sequestro; dalla violenza contro i migranti che sbarcano in Sicilia, ritenuti "colpevoli" di rubare il lavoro ai siciliani e persino di ricevere dallo Stato denaro e sigarette, come hanno dichiarato ai telegiornali locali alcuni rappresentanti del movimento dei forconi!
Così come si deve lavorare con più forza alla creazione di un’opposizione sociale e politica di massa alle politiche neoliberiste della Merkel e del suo commissario governativo italiano, ovvero Monti, allo stesso modo non si può indugiare nella presa di distanza e nella denuncia pubblica del un tentativo reazionario e populista in atto.