mercoledì 28 settembre 2011

contro la crisi del capitale, subito la patrimoniale!




























La manovra varata dal governo Berlusconi serve a garantire i privilegi del 10% più ricco della popolazione, i profitti delle Banche, a lasciare mano libera ai padroni nei confronti dei lavoratori.
La manovra impoverisce il paese e demolisce la democrazia, privatizza di tutto, taglia  i servizi sociali, la sanità, i trasporti e prevede forti aumenti di ticket e tariffe; demolisce il contratto nazionale di lavoro, aprendo la strada alla riduzione dei salari e all’attacco all’articolo 18, attacca i dipendenti pubblici e il sistema pensionistico.
Non si toccano i ricchi - quel 10% che possiede la metà della ricchezza italiana – e non si tocca l’evasione fiscale: pagano i soliti, la maggioranza della popolazione.
Con tasse e tagli si riduce il potere d’acquisto e si determineranno ulteriore recessione economica e licenziamenti.
E’ una manovra dei ricchi contro la maggioranza della popolazione che è chiamata a pagare il conto. Occorre ribellarsi prima che sia troppo tardi proponendo una politica alternativa!

PARTIMONIALE SUBITO: LA CRISI LA PAGHINO LORO!!

sabato 24 settembre 2011

lotteria liberafesta: il biglietto vincente

sabato 17, a conclusione di Liberafesta, è stato estratto il biglietto vincente della lotteria, che si aggiudica un abbonamento al Cinestudio 33 (cinema King).
il biglietto estratto è il n° 7 (sette), il vincitore o la vincitrice è invitato/a a contattare il circolo città futura!

domani la marcia per la pace perugia - assisi



















"Se vuoi la pace, prepara la guerra", dicevano certi antenati. E invece io la penso come i pacifisti di tutto il mondo di oggi: "Se vuoi la pace, prepara la pace". (Enrico Berlinguer)

A 50 anni dalla prima Marcia organizzata da Aldo Capitini il 24 settembre 1961

Domenica 25 settembre 2011

Marcia Perugia-Assisi
per la pace e la fratellanza dei popoli
“Un solo essere, purché sia intimamente persuaso, sereno e costante, può fare moltissimo, può mutare situazioni consolidate da secoli, far crollare un vecchiume formatosi per violenza e vile silenzio” (Aldo Capitini,1966)


aderisci alla marcia perugia - assisi

appello del movimento nonviolento ed interviste

adesione della federazione della sinistra

mercoledì 21 settembre 2011

teniamo alta l'attenzione sul laboratorio dei veleni di farmacia











Dichiarazione di Luca Cangemi, del coordinamento nazionale Federazione della Sinistra, sull'udienza preliminare odierna sul caso farmacia

Speriamo che l'udienza preliminare di oggi, che ha ammesso la costituzione delle parti civili, sia un passo importante della battaglia perché sia fatta verità e giustizia per le vittime del laboratorio dei veleni della Facoltà di Farmacia dell'Università di Catania. Da anni rileviamo la gravità di quanto è accaduto a Farmacia e il grave atteggiamento dei vertici accademici che si sono avvicendati alla guida dell'Ateneo. Continueremo nel nostro impegno per tenere alta l'attenzione dei cittadini su questa vicenda, perché siano individuate e perseguite le responsabilità e perché sia garantita la sicurezza di chi lavora, studia e ricerca nell'Università di Catania.

il laboratorio dei veleni: verità e giustizia per le vittime della facoltà di farmacia



In occasione dell'udienza odierna, in cui il giudice per le indagini preliminari dovrà stabilire chi potrà costituirsi parte civile nel procedimento in corso per disastro ambientale, proponiamo una rassegna stampa sul dibattito di venerdì scorso a Liberafesta.

argo: farmacia, veleni in aula

iene sicule: la strage silenziosa di farmacia, di Marco Benanti

giornale di sicilia: caso farmacia (articoli di luglio), di Chiara D'Amico

radio matria - msc: la diretta del dibattito

lunedì 19 settembre 2011

la bella, la bestia e l'umano: riflessioni contro il razzismo, il sessismo e lo specismo, di Annamaria Rivera

In molte società, fra cui la nostra, la differenziazione dei sessi dà luogo alla costruzione dell’asimmetria e della gerarchia fra i generi: il genere femminile – la cui differenza è concepita come naturale non solo in senso morfologico e biologico, ma anche psicologico e comportamentale – viene istituito come parzialità e particolarità. Il genere maschile, al contrario, per lo più si identifica ed è identificato con l’umanità, la generalità, l’universalità. Non è ineluttabile che una società debba essere sessualmente connotata in senso gerarchico. Tanto è vero che ciò non accade in tutte le società […].
È innegabile che il sistema capitalistico abbia portato la reificazione alle conseguenze estreme della mercificazione dei viventi. E ciò appare con evidenza se si considera il trattamento riservato ai corpi femminili e ancor più ai corpi animali, questi ultimi ormai trattati, percepiti, pensati «come una materia la cui forma vivente è transitoria» [Burgat 1999, p. 48].
Gli uni e gli altri sono simbolicamente – nel caso degli animali, anche praticamente – frazionati in singole aree corporee, che divengono altrettante cose, prodotti di consumo separati dal soggetto cui appartengono, dalla sua coscienza, dal resto del suo corpo: se di un bovino si dice «è un bel lacerto», di una bella donna si dice «è una bella fica»; e a volte l’analogia è talmente esplicita che di una donna concupita si dice «è una bella manza» o perfino «è un bel pezzo di carne».Tutto ciò va ben oltre le pratiche concettuali e linguistiche. Si pensi alla crescente mercificazione del corpo femminile, talvolta sezionato in frammenti anatomici, che si produce tramite la pubblicità, il mezzo televisivo e altri media, in poche parole tramite lo spettacolo [...].
Riprendendo l’analogia con i processi di mercificazione che investono gli animali,in particolare quelli da reddito, si deve aggiungere che nel loro caso la mercificazione è totale, al punto che le industrie di sfruttamento dei non umani, «non parlano più soltanto di riproduzione bensì di produzione dell’animale: come se gli animali fossero solo materiale corporeo che è compito del lavoro umano formare, strumentalizzare e riprodurre» [Bujok 2008].
A tal proposito si può osservare che v’è una certa specularità concettuale e procedurale fra la de-animalizzazione degli animali, nel contesto della produzione industriale serializzata, massificata, automatizzata, e la deumanizzazione degli umani, compiuta in modo altrettanto seriale, massificato,automatizzato, in particolare dalla macchina dello sterminio nazista: se abshlachten [«macellare»] era il verbo usato dagli esecutori nazisti per nominare il massacro dei prigionieri nei lager, programmato e attuato secondo rigorosa logica industriale, oggi allevare e macellare animali si dice «produrre della carne» [Rivera 2000, p. 60]. L’animale è, in definitiva, il simbolo condensato dell’essere mercificabile e della vittima del potere: vittima inerme, oltre tutto, poiché da lui il potere non ha da temere alcuna resistenza, alcuna ribellione che «non possa essere piegata con ulteriori tecniche di potere» [Bujok 2008].
La tendenza a reificare i viventi, concepiti e trattati come puro corpo, privo di sensibilità, emozioni, sentimenti, o addirittura come corpo frazionato o ridotto a una singola parte, è all’opera, se pure in forme più subdole e mascherate, nello sfruttamento della forza-lavoro di certe categorie di migranti clandestinizzati/e, costretti/e a lavorare in condizioni servili o schiavili: braccia da lavoro in senso letterale, delle quali non si percepisce più l’appartenenza al corpo, al soggetto, alla sua coscienza, per non dire alla sua persona, in quanto tale titolare di diritti. Se non nel momento in cui interviene il razzismo a riconoscere quelle braccia come appendici di corpi alieni e perciò difformi o mostruosi. La «scoperta» che esse appartengono a corpi interi – ingombranti, eccedenti, proliferanti, se non minacciosi – scatena la violenza, il pogrom, la caccia al «nero». Può accadere, come è accaduto a Rosarno a gennaio del 2010, che a quel punto le braccia da lavoro divenute corpi-bersagli si rivoltino, affermando così tutta intera la propria coscienza e soggettività. Nelle condizioni presenti, tuttavia, neppure questo è sufficiente per essere riconosciuti come pienamente umani, così che per piegare la ribellione delle braccia da lavoro che si pretendono persone bastano «ulteriori tecniche di potere»: per esempio, come a Rosarno, la deportazione compassionevole, concettualmente assimilabile al trasporto e allo «stordimento» – detti compassionevoli o umanitari – degli animali da macello prima del loro abbattimento.

LA BELLA, LA BESTIA E L'UMANO - estratti



sabato 17 settembre 2011

stasera a Liberafesta il CantaStoria: senza mai perdere la tenerezza





























Il cantaStoria si occupa - come il suo nome preannuncia – di ‘raccontare’ pezzi di storia italiana, e siciliana in particolare, utilizzando il canto. Le canzoni come testimonianza di una storia apparentemente minore, come voce del popolo, come contrappunto di una storia scritta – molto spesso – solo dai vincitori.

Stasera a Liberafesta "Senza mai perdere la tenerezza, amore e lotta nei nostri canti" con Pierluca Abramo, Bruna D'Amico, Francesco De Francisco, Gabriele Famoso, Gianni Famoso, Ciccio Giuffrida.
Durante la serata sarà disponibile il Canzoniere, con tutti i testi, per cantare insieme!

Berlinguer non avrebbe mai firmato per il maggioritario

















di Giovanni Bronzino

Spesso il dibattito politico italiano ha l’abitudine di deviare su problematiche di secondo-terzo piano. All’opinione pubblica si cerca di far capire che invece si tratta di questioni di vitale importanza che se risolte sarebbero foriere di risvolti più che positivi.
Quando dunque la politica vuole distrarsi o distarci, sposta l’attenzione sulla legge elettorale. In genere funziona così: la legge elettorale in vigore siccome fa schifo crea una politica schifosa; mentre la legge elettorale futura è il sol dell’avvenire. In certi casi ciò corrisponde al vero, ma in verità molto di rado. In genere la legge elettorale ha poche o nessuna colpa sull’andazzo della vita politica, mentre spesso o sempre è colpa degli eletti.
Di colpo mentre le borse bruciavano miliardi e Berlusconi non sapeva che pesci pigliare, si è rianimato il dibattito sul che fare del cosiddettoporcellum, la legge elettorale che da quando è entrata in vigore nel dicembre 2005 non ha mai goduto di grande sostegno.  Il meccanismo ideato in effetti è cervellotico e truffaldino in più aspetti e può dare esiti diversi a seconda di come le forze politiche si coalizzano o meno.
Visto comunque che l’impianto formalmente proporzionale non era comunque malvagio, il 10 giugno 2011 Stefano Passigli e altri hanno proposto 3 referendum per rendere il porcellum una legge elettorale democraticamente accettabile abrogando il premio di maggioranza, le liste bloccate e l’indicazione del capo del partito o della coalizione, e prevedendo un unico sbarramento del 4%.
Non l’avessero mai fatto! Il comitato promotore è stato attaccato da più parti fino a quando il 4 luglio Arturo Parisi e Walter Veltroni gli hanno contrapposto altre due proposte di referendum per tornare alla precedente legge elettorale maggioritaria del 1993.
Il 7 luglio Bersani decide di ricompattare il Pd proponendo a entrambi i comitati di smettere di raccogliere le firme e lavorare a una riforma elettorale per via parlamentare. Passigli accetta la tregua, gli altri invece tirano dritto e conquistano dalla loro parte anche Di Pietro, Vendola e Segni e tutti insieme ad oggi hanno già raccolto oltre 400mila firme di cittadini che in buona parte sono convinti che tornando alla legge elettorale del 1993, i cittadini torneranno ad avere un parlamento più democratico con parlamentari non cooptati ma scelti liberamente a giudizio dell’elettore. Niente di più falso, visto che il maggioritario rappresenta solo il più forte da scegliere in liste che non permettono di esprimere alcuna preferenza. Così si propone di sostituire una porcata con una merdata. Tornando al 1993 e alla legge elettorale che ha creato la Seconda Repubblica, si ripropone un sistema elettorale ottocentesco, da italietta liberale, quando in Parlamento facevano il bello e cattivo tempo nobili di ogni sorta.
Quel che più stupisce non è certo la presenza di un antidemocratico storico come Mariotto Segni, quanto la presenza di alfieri del progresso come Di Pietro e soprattutto Vendola. Passi Di Pietro la cui formazione politica è di estrazione moderata, ma Vendola è addirittura in contraddizione col suo passato di deputato, quando con tutta Rifondazione Comunista non votò mai a favore del maggioritario.
È evidente che ancora una volta è prevalsa l’idea non di spingere per una legge elettorale che  garantisca al meglio tutti, destra e sinistra, piccoli e grandi partiti, ma quella che ci si illude farebbe più comodo, fosse pure per una sola e breve stagione politica.
La politica fatta di tornaconto spicciolo segna dunque un altro punto a proprio favore e mi spinge con la memoria fino alla primavera del 1979, quando Enrico Berlinguer, segretario generale di un Pci al 30%, bocciò con forza l’idea democristiana (sostenuta già allora da Segni) dell’introduzione del maggioritario a favore della conservazione del proporzionale addirittura senza sbarramenti. La questione per il Pci non era né tecnica né burocratica, né tanto meno di convenienza, ma di principio. Qualunque proposta diversa dal proporzionale puro, avrebbe consegnato un Parlamento meno democratico, anche se un Pci del 30% avrebbe avuto tutto l’interesse a scrivere una riforma elettorale che premiando di fatto i primi due partiti del paese, avrebbe consegnato più eletti e forse addirittura la maggioranza ai comunisti.
Propongo di seguito quindi il ragionamento lineare e da sincero democratico che fece allora Berlinguer ai lettori de l’Unità che segna una distanza siderale dall’attuale sinistra per il maggioritario incarnata da Idv, Sel e buona parte del Pd (Prodi e Veltroni in testa) e, almeno stavolta, non dallaFederazione della Sinistra, la quale ancora adesso invita a non firmare per i referendum pro maggioritario.

l’Unità, 22/4/1979

Dell’on. Piccoli e della ingovernabilità

di Enrico Berlinguer

Forse l’opinione pubblica non si è ancora resa pienamente conto del significato di alcune proposte di modifica della legge elettorale, che sono state avventurosamente lanciate da certi esponenti democristiani e sulle quali vanno ricamando anche giornalisti e « politologi » di orientamento laico e socialista.
La più grave di queste proposte è venuta non da un uomo politico di secondo piano ma addirittura dal presidente della DC, on. Piccoli. Secondo questa proposta il partito che abbia conquistato la maggioranza relativa dei voti (ed è ovvio che la DC pensi a sa stessa) godrebbe di un premio di maggioranza talmente grosso da prendersi la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento. A questo modo la DC considera che le sarebbe possibile garantirsi la certezza di farsi i governi e le leggi che più le piacciono, di fare le nomine che più le aggradano, e persino i presidenti della Repubblica che le fanno comodo, giacché gli altri partiti, anche se coalizzati tutti insieme, resterebbero sempre in minoranza in qualsìasi votazione delle Camere, dove la DC, da sola, avrebbe la maggioranza assoluta. Siamo dunque di fronte a una proposta che è persino più abnorme di quella della legge truffa del 1953 (giacché questa prevedeva un premio di maggioranza a una coalizione di partiti che avessero superato il 50% dei voti) e che rassomiglia molto alla famigerata legge Acerbo, con la quale, nel 1924, i fascisti e i nazionalisti, pur non avendo la maggioranza assoluta dei voti, si attribuirono la maggioranza assoluta dei seggi alla Camera dei Deputati.

Un principio una garanzia

Se dovesse affermarsi la riforma del sistema elettorale proposta dall’onorevole Piccoli si colpirebbe quel principio della proporzionale il quale — frutto di decenni di lotte del movimento operaio socialista e comunista e dello stesso movimento popolare cattolico — costituisce una delle garanzie fondamentali della pluralità dei partiti e della loro pari dignità. Il Parlamento non sarebbe più il riflesso di un Paese, quale è l’Italia, dove la storia ha fatto nascere e vivere, e ha dato un insostituibile ruolo, a correnti culturali e politiche diverse, a forze di ispirazione ideale differente, ciascuna delle quali non può e non deve essere cancellata dalla rappresentanza politica, della nazione, ma ha diritto non solo di esprimersi liberamente, ma di contare per quel che è.
Ecco perché noi comunisti gettiamo l’allarme a tutti i democratici e avvertiamo gli elettori: state attenti a non incoraggiare, con il vostro voto, una DC il cui presidente annuncia propositi così pericolosi per il libero dispiegarsi della dialettica democratica.
Circola poi una seconda proposta, che noi giudichiamo egualmente Inaccettabile. Essa consiste nel fissare la percentuale minima di voti che un partito deve raccogliere — poniamo il 4% o il 5% — per poter avere suoi rappresentanti in Parlamento. Una simile norma porterebbe alla conseguenza che una serie di forze intermedie e minori — ad esempio il partito repubblicano, il partito socialdemocratico, il partito liberale e altre formazioni politiche le cui percentuali di voti si fermassero al di sotto del 4 o 5 per cento — verrebbero cacciate via dal Parlamento. E così le opinioni, le volontà di quelle minoranze di cittadini che hanno votato per tali partiti non conterebbero un’acca, non potrebbero «concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale», come prescrive l’articolo 49 della nostra Costituzione in riferimento alla funzione dei partiti.
Sono questi, dunque, i propositi che vengono accarezzati da coloro che polemizzano con noi su totalitarismo e pluralismo!

Le cause reali

Qual è l’argomento che si usa per giustificare simili disegni? È che l’Italia di oggi, con i rapporti di forza attualmente esistenti tra i partiti, non sarebbe più governabile. Questa scoperta è stala fatta oggi, quando si è rivelato impossibile formare maggioranze parlamentari e governi politicamente plausibili senza il concorso determinante dei comunisti. Quando, dopo due anni e poco più, si è capito quali conseguenze comporta il collaborare con noi e l’assumere impegni con noi nell’attività del Parlamento, nei metodi di governo, nei rapporti delle istituzioni con la società e soprattutto nella condotta dei partiti, allora è scattata la reazione di rigetto, allora sono venute le resistenze conservatrici, le violazioni degli accordi sottoscritti; allora si è sviluppato il sabotaggio della politica di solidarietà democratica ed è scoppiata la crisi della maggioranza parlamentare che la esprimeva. E dopo che noi abbiamo denuncialo questi comportamenti e non abbiamo voluto subire e far subire al Paese le loro conseguenze è fiorita la tesi della ingover* nabililà. Una tesi, dunque, che nasce, per un verso, dal rifiuto di accettare e attuare con coerenza la linea della solidarietà democratica, che è oggi l’unica via chiara e realistica che può salvare la democrazìa, risanare lo Stato, rinnovare la società; e, per altro verso, è una tesi che nasce dall’impotenza e dall’incapacità della DC e di altri partiti di presentare una via diversa ma valida e praticabile.
Ecco come si spiega iI ricorso dell’on. Piccoli a quelle sue pericolose e inaccettabili proposte di modifica della legge elettorale: invece di risolvere per via politica il problema centrale della vita italiana, cioè il problema, maturo da anni, di una collaborazione al governo con tutto il movimento operaio italiano, compreso quindi il PCI, si tenta di aggirarlo con un artificio tecnico-legislativo di stampo antidemocratico.
La ingovernabilità del paese non nasce dal peso e dalla influenza di un Partito comunista attorno al quale si raccoglie il nerbo della classe operaia italiana e che è, ormai, un elemento costitutivo e indistruttibile della nostra società. L’ingovernabilità nasce essenzialmente dalle posizioni politiche finora assunte dalla DC (anche se non unicamente da essa) che mettono in un cul di sacco la situazione italiana.
Quali sono, infatti, queste posizioni?
Per ora se ne distinguono due. Le correnti e i gruppi più conservatori e integralisti vogliono che il partito democristiano si batta e si pronunci possibilmente per un ritorno al centrismo, ma almeno per una riedizione del centro-sinistra. Quali capacità e possibilità abbia una simile proposta e prospettiva di assicurare la governabilità del Paese è inutile dire: parlano per noi i lunghi anni di centro-sinistra con le loro delusioni, convulsioni e crisi a ripetizione.
Le correnti più democratiche e più aperte della DC, anche perché consapevoli della improponibilità attuale e della sterilità politica di una scelta esplicita per un ritorno al centro-sinistra, dichiarano, invece, che è valida ancora la linea del «confronto» e della solidarietà nazionale. Ma essa viene cosi impoverita e svuotata, e a tal punto indebolita e in definitiva vanificata dalla ossessiva ripetizione del no all’ingresso dei comunisti al governo, da renderla una linea senza concrete prospettive di realizzabilità.
Da un lato, non si vuole la partecipazione del PCI al governo, ma, dall’altro lato, non si vuole nemmeno il passaggio del PCI all’opposizione: in sostanza si vorrebbe formare un governo senza i comunisti ma in qualche modo appoggiato o sostenuto dai comunisti. Con ciò queste forze della DC escludono sia la prospettiva di governare l’Italia con una politica di effettiva e garantita solidarietà democratica e nazionale, sia la prospettiva di governare secondo il tanto conclamato metodo dell’alternanza, che dovrebbe prevedere il PCI (o la DC) all’opposizione.

La spinta involutiva

Ecco, dunque, la riprova che non abbiamo avuto certo torto a denunciare negli ultimi mesi la spinta involutiva esercitata sulla condotta complessiva della DC dalle sue correnti più retrive e rozzamente anticomuniste. Ma ecco anche la prova che le forze che nella DC sono sulle posizioni dell’on. Zaccagnini esprimono oggi una linea quanto mai contraddittoria, timida e infeconda. Può la DC con queste posizioni — diverse, ma entrambe insufficienti e miopi — presentarsi come una forza che contribuisce a garantire governi democraticamente solidi, autorevoli, efficienti, nei quali il Paese può aver fiducia? A noi sembra francamente di no. È proprio la posizione della DC che apre un vuoto di prospettiva, un vuoto di governo; è essa, quindi, la fonte della ingovernabilità del Paese: una ingovernabilità a cui non possono certo porre rimedio le trovate dell’onorevole Piccoli.

venerdì 16 settembre 2011

stasera a Liberafesta: Scanzunati combat folk









Scanzunati, progetto folk catanese che mira alla riscoperta della Sicilia e della "Sicilianità" nella sua più genuina identità, attraverso le due principali direttrici della profondità e della gioiosità. Entrambi elementi che si ritrovano nei loro testi e che caratterizzano la scelta degli strumenti musicali utilizzati. Testi dialettali, in nome di un’amore per la Sicilia che passa anche per il linguaggio, alcuni dei quali frutto dei riadattamenti di poesie antiche e moderne, come alcuni versi della poetessa ragusana Antonella Pizzo, e suoni tipici del folk popolare, come il marranzano, le tammorre, il violino, la fisarmonica, il mandolino, il bouzouki ed il banjo, le chitarre acustiche ed i flauti, che si fondono con i più moderni basso elettrico e batteria.

martedì 13 settembre 2011

inizia la scuola in un paese in cui viene ucciso il futuro















Dichiarazione di Luca Cangemi, del coordinamento nazionale della Federazione della Sinistra

I drammatici ritardi e l’incredibile caos con cui si apre l’anno scolastico sono segni eloquenti della crisi sociale e civile che sta travolgendo l’Italia. Una vergogna che assume dimensioni spaventose nelle regioni meridionali. I tagli devastanti operati dal governo, così come l’arbitrio e l’incompetenza con cui è gestito ogni aspetto della vita del sistema dell’istruzione, hanno condotto a una situazione ingovernabile. La gran parte degli istituti si trova a cominciare le lezioni senza condizioni essenziali di funzionalità. Il dramma del precariato è sempre più grave. Un gran numero di lavoratori e lavoratrici è stato costretto a emigrare negli istituti del nord, sottoposto a regole capestro mentre per chi è rimasto nel Sud le condizioni si sono fatte ancor più umilianti e incerte. Le promesse di stabilizzazione, sancite per legge, sono state vanificate mentre la Gelmini prepara nuovi imboscate sul reclutamento e nuove guerre tra i poveri. E’ necessaria una chiara e forte denuncia di questa situazione. In questi giorni, nei caotici uffici scolastici così come nelle aule sovraffollate non è in gioco solo il lavoro di tanti docenti e lavoratori ATA, va in scena un attacco mortale al futuro delle giovani generazioni e dell’intero paese.
E’ dunque necessaria una mobilitazione generale, per difendere i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, per contrastare le scelte del governo, per salvare la scuola pubblica come elemento decisivo dello sviluppo del paese.

Liberafesta 2011, da giovedì 15 a sabato 17 settembre, scalinata Alessi

domenica 11 settembre 2011

contro la crisi, respingere il "mito" del debito















di Alberto Rotondo

Di fronte all’accelerarsi della crisi del debito sovrano in Italia e alla corrente rappresentazione che ne danno i media, è essenziale un’operazione di verità.
Come ha fatto ben notare Andrea Fumagalli, in un suo recente intervento sul Manifesto, la finanziarizzazione dell’economia, oltre a modificare strutturalmente il campo e gli strumenti di valorizzazione del capitale, ha dato origine ad una nuova “accumulazione originaria” segnata dall’intensificarsi dei processi di concentrazione.
Basterebbero solo alcuni dati per rappresentare i mutamenti strutturali del capitale finanziario: a partire dal primo trimestre 2011 cinque SIM e cinque banche controllano il 90% del mercato dei derivati, determinandone di fatto prezzi e volumi; ovvero, se si vuole attenersi al caso italiano, basterebbe notare come l’80% dell’immenso stock di debito pubblico italiano (1900 miliardi di euro circa) sia in mano ai cosiddetti investitori istituzionali (banche e fondi di investimento).
In queste condizioni non è difficile contestare la favola che ci è stata raccontata negli ultimi trent’anni, e che, grazie all’opera divulgatrice dei tanti corifei della globalizzazione neoliberista che pontificano dal pulpito dei media vecchi e nuovi, si offre al nostro giudizio con la forza perversa dei ragionamenti auto-evidenti.
Secondo questa favola i mercati sono frutto del comportamento razionale degli operatori economici, che si muovono in un contesto di simmetria informativa. A determinare le decisioni degli investitori sarebbe, secondo questa ipotesi, una valutazione razionale dei rischi connessi alle previsioni di rientro dei capitali investiti e alla loro valorizzazione.
Nulla di più falso.
Quando pochi operatori condizionano un mercato vastissimo come quello dei derivati, sono in grado di determinarne la direzione, tenendo sotto scacco i governi e affamandone i popoli.
Sono gli animal spirits del mercato a fondamento del biopotere finanziario a determinare la crisi del nostro debito pubblico: il nostro debito pubblico non ha compratori sul mercato perché una serie di grossi investitori istituzionali hanno deciso contemporaneamente di chiudere le loro posizioni, vendendo titoli e alleggerendosi del cosiddetto rischio Italia.
Le novità degli ultimi giorni contribuiscono a rendere il quadro ancor più chiaro. Le dimissioni del rappresentante tedesco nel board della BCE e l’atteggiamento ostile del Governo di Berlino alla decisione della Banca Centrale di acquistare i titoli del debito italiano e spagnolo, segnano un momento di drammatica frattura nei tenui vincoli di solidarietà europea. In questi ultimi mesi mentre l’Italia ha visto aumentare il tasso di rendimento dei propri titoli del debito pubblico, la Germania e gli USA hanno al contrario rafforzato la loro posizione sul mercato. E se l’Italia deve pagare quasi il 6% per un BTP a 10 anni, la Germania e gli Stati Uniti pagano rendimenti inferiori al 2%. E’ in atto una fuga di capitali, si vende Italia e si compra Germania e USA.
E’ il fenomeno di nazionalizzazione del debito pubblico che è stato descritto nell’analisi dei flussi di molti analisti: gli investitori istituzionali americani e la stessa Federal Reserve comprano titoli di stato americani e la Deutsche Bank ,che ha dichiarato di aver venduto circa 7 mld di BTP italiani, compra Bund tedeschi.
Così Obama può permettersi di finanziare a basso prezzo il suo piano per l’occupazione da oltre 400 mld di dollari e la Merkel, in evidente crisi di consenso, può assecondare le distruttive posizioni nazionaliste di gran parte del suo elettorato di riferimento.
E’ quindi evidente chi si nasconde dietro il paravento della razionalità dei mercati: un’inedita alleanza fra la rapacità di pochi giganteschi colossi finanziari e gli interessi politico-elettorali di due dei governi occidentali più importanti.
E allora che fare ? Lo sciopero generale del 6 settembre è il punto da cui partire: la resistenza contro la balcanizzazione dei rapporti di lavoro e le garanzie poste dalla legge e dalla contrattazione nazionale alla dignità dei lavoratori è stata la piattaforma comune dei lavoratori in lotta.
Il 15 Ottobre milioni di persone in tutta Europa scenderanno in piazza per opporsi alla dittatura dei mercati e dei loro Soloni governativi: dobbiamo provare a costruire una mobilitazione permanente che proponga i temi rivoluzionari della cancellazione del debito e dell’alternativa sociale europea all’attenzione dell’opinione pubblica.
La straordinaria vittoria dei referendum sull’acqua bene comune, rovesciando il paradigma delle privatizzazioni, ha dimostrato che la globalizzazione dei capitali e le ideologie che la sostengono non sono più egemoni in una società profondamente segnata da una crisi “peggiore di quella del ‘29” (Eugenio Scalfari su La Repubblica di oggi) impoverita e imbarbarita dalle politiche classiste dei governi occidentali.
Proviamo a rovesciare, al grido Noi il debito non lo paghiamo, un altro mito fondante della globalizzazione!

cile 1973: c'è un altro 11 settembre da ricordare














L'11 settembre 1973, l'esercito golpista assassinava il "companero presidente" Salvador Allende, nel palazzo presidenziale di Santiago del Cile, e instaurava la sanguinosa dittatura militare di Pinochet.

Dall'ultimo discorso radiofonico di Salvador Allende:
"Lavoratori della mia patria, ho fede nel Cile e nel suo destino. Sappiate che, più prima che poi, si apriranno di nuovo i grandi viali per quali passerà l'uomo libero, per costruire una società migliore. Viva il Cile, Viva il Popolo, Viva i Lavoratori!"


sabato 10 settembre 2011

Liberafesta 2011, da giovedì 15 a sabato 17 settembre: il programma




























GIOVEDì 15 SETTEMBRE

ore 20 - dibattito
CRONACA DI UNA CRISI ANNUNCIATA
le strategie del capitalismo globale e il massacro sociale del governo
intervengono:
Anna Bonforte (segreteria prov. Sel)
Orazio Licandro (segreteria nazionale PdCI/FdS)
Claudio Longo (segretario provinciale FILLEA)
Bruno Steri (direzione nazionale PRC/FdS)

ore 22
LUCA GALEANO - EDOARDO MUSUMECI
GUITAR DUET

VENERDì 16 SETTEMBRE

ore 18,30
presentazione del libro CUCUNCI, di Piero Buscemi
ne discute con l'autore Pina La Villa

ore 20,30 - dibattito
IL LABORATORIO DEI VELENI
verità e giustizia per le vittime della facoltà di farmacia
Ennio Bousquet (ex direttore dipartimento scienze farmaceutiche)
Gabriele Centineo (Cgil Catania)
Pierfrancesco Iannello (avvocato)
Lucio Lanza (farmacista)
Andrea Patanè (fratello di Emanuele Patanè)
Santi Terranova (avvocato)

ore 22
SCANZUNATI COMBAT FOLK
Cu mangia fa muddichi

SABATO 17 SETTEMBRE

ore 18,30 - dibattito
DA MINEO A LAMPEDUSA, COSTRUIRE LOTTE E SOLIDARIETà
intervengono:
Anna Di Salvo (città felice)
Alfonso Di Stefano (Rete antirazzista Catanese)
Giusi Milazzo (Cgil)
Pierpaolo Montalto (segretario provinciale PRC/FdS)
Amalia Zampaglione (direzione provinciale PdCI/FdS)
Alberto Rotondo (circolo città futura)

ore 20,30
100 ANNI DOPO L'INVASIONE ITALIANA DELLA LIBIA, DENTRO UNA NUOVA GUERRA.
presentazione del libro Non desiderare la terra d'altri. La colonizzazione italiana in Libia, di Federico Cresti
ne discutono con l'autore:
Luca Cangemi (coordinamento nazionale Federazione della Sinistra)
Daniela Melfa (Università di Catania - SeSaMO, Società per gli Studi sul Medio Oriente)

ore 22
Silvio i'vorrei che tu...
satira di RANDAGIO CLANDESTINO

ore 22,30
IL CANTASTORIA
Senza mai perdere la tenerezza - amore e lotte nei nostri canti
con: Pierluca Abramo, Bruna D'Amico, Francesco De Francisco, Gabriele Famoso, Gianni Famoso, Ciccio Giuffrida

tutte le sere birreria, osteria, bar, panineria, in collaborazione con NIEVSKI

LOTTERIA LIBERAFESTA: partecipa all'estrazione di un abbonamento al Cinestudio 33 (cinema King)

venerdì 9 settembre 2011

mobilitazione per la difesa della scuola pubblica a catania
















Intervista alla compagna Maria Biscuso, docente precaria:

Maria Biscuso, 37 anni, docente di sostegno negli istituti superiori della provincia di Messina. “Negli ultimi due anni ho vissuto, anzi sopravvissuto, lavorando in più istituti contemporaneamente - ci dice - Oggi, che è il 9 settembre, sto ancora aspettando la convocazione da parte del Provveditorato e, come me, tantissimi altri”.
Insomma, il 15 settembre le scuole cominceranno con o senza di loro. I ragazzi conosceranno i loro insegnanti in corsa, se saranno fortunati. “Ovviamente, anche il nostro trattamento economico sarà diverso perchè, se tutto andrà bene, cominceranno a pagarci da novembre - continua Maria - Io non sono sposata e, soprattutto, non ho figli. Posso anche continuare a sopravvivere con quello che prendo di disoccupazione. Posso mangiare una volta al giorno e tagliare tutte le spese superflue, ma un padre o una madre di famiglia come fanno?”.
Per molti di loro, “800 nella sola provincia di Messina” ci rivela Maria, l'alternativa è stata quella di prendere servizio in una scuola del Nord, dove le immissioni in ruolo sono state superiori a quelle del Sud. Con il risultato, però, di disegregare intere famiglie, che vivono a distanza.
“Avrei dovuto fare domanda d'insegnamento al Nord anch'io, ma non me la sono sentita. Ho due genitori anziani e bisognosi di assistenza che non ho voluto lasciare qui da soli. Fra tre anni, quando mi sarà di nuovo possibile presentare la domanda, gli farò fare armi e bagagli e partiremo tutti e tre”.
E mentre a Palermo i precari sono stati costretti a interrompere lo sciopero della fame per motivi di salute, a Messina il mondo della scuola si è mobilitato in massa il 6 settembre scorso, durante lo sciopero generale indetto dalla Cgil.
“La verità - conclude amaramente Maria - è che siamo stanchi. Stanchi d'insegnare in classi pollaio, con oltre 30 studenti per aula. Stanchi di vederci ridurre le ore destinate al sostegno dei portatori di handicap. Stanchi di vedere ghettizzare questi ragazzi che, per legge, non potrebbero stare in numero maggiore di due per classe e che, a volte, rientrano persino in quattro in un'aula. Con il risultato, ovviamente, di non poterli seguire come necessitano”.
Alla domanda “Cosa posso fare per te?”, Maria non ha dubbi e risponde: “Continua a seguire il mondo della scuola”.

(da Sicilia On Line - intervista di Barbara Giangravè)

Intervista al compagno Luca Cangemi:

mercoledì 7 settembre 2011

a Liberafesta presentazione del libro sulla colonizzazione italiana in Libia, di Federico Cresti






























Il libro di Federico Cresti - che esce a cento anni di distanza dallo scoppio della guerra italo-turca (1911), primo atto del tentativo nazionalista italiano di ottenere "un posto al sole", e a sessanta dalla dichiarazione di indipendenza della Libia (1951) - rappresenta l'occasione per ripercorrere un capitolo fondamentale dei rapporti fra Libia e Italia: la drammatica vicenda della conquista coloniale della Cirenaica, destinata dal governo fascista a essere popolata da agricoltori italiani.Di grande attualità, in un momento tragico come quello dell'attuale guerra e dei conflitti globali per le risorse energetiche.


Sabato 17 settembre, ore 20,30, presentazione a Liberafesta, ne discutono con l'autore, prof. Federico Cresti, Daniela Melfa e Luca Cangemi.

lunedì 5 settembre 2011

le foto degli impianti solari termici abbandonati dal comune di catania

impianti solari abbandonati a Catania: campo sportivo 4 novembre

degrado dell' impianto solare termico: asilo nido di via Pitagora

centralina dell'impianto solare termico: asilo nido di San Giorgio

degrado dell'impianto solare termico: piscina comunale di Nesima

impianto solare termico abbandonato: è stata rimossa la centralina

a Liberafesta presentazione del libro "Cucunci" di Piero Buscemi




















"Cucunci", racconti di Piero Buscemi
(di Pina La Villa)

Dopo due raccolte di poesie (Passato, presente e futuro/Apologia di Pensiero) e tre romanzi (Ossidiana, Querelle, L’isola dei cani) Piero Buscemi, dal 2002 redattore di Girodivite, pubblica una raccolta di racconti, Cucunci.
(Cucuncio: E’ il frutto della pianta del cappero che cresce spontaneo, sulle rupi calcaree, nelle falesie, su vecchie mura. Di sapore simile ma più delicato del cappero è usato tradizionalmente nella cucina eoliana per condire piatti di pesce).
Julio Cortazar, paragonando la narrativa a un incontro di boxe, scriveva che il romanzo può vincere ai punti, ma il racconto deve vincere per Ko. Succede così con i racconti brevissimi di questa raccolta, che nel giro di due-tre pagine ci restituiscono fatti, paesaggi, vite intere, almeno una per ognuno dei venti racconti, suddivisi in due parti, “Nessuna finzione” e “Girodivite. Realtà”, che raccoglie alcune delle storie scritte da Piero Buscemi per il nostro giornale.
Persone e storie incontrate nella propria vita, e nei luoghi che l’autore ha vissuto, in particolare l’area del messinese, fra Scaletta Zanclea e Giardini, nella luce del mare che fa crescere i cucunci.
Un’umanità dolente, sconfitta. Il mondo del lavoro sfruttato (nel racconto “La guerra di Piero”), dei pescatori, dei venditori ambulanti, dei ragazzi seduti a pulire gli scalini della piazza del paese.
“Si può restare insensibili ed evitare di incrociare le loro favole. Io ho preferito imprigionarli in fogli A4 macchiati di nostalgia, per provare a non farli soffocare nell’oblio”, dice Piero Buscemi nell’introduzione.
La rabbia e la tenerezza in ogni parola, il sapore amaro e delicato del cucuncio, per sogni che non si sono mai potuti realizzare, per la nostalgia aspra della bellezza intravista, per ciò che sarebbe potuto essere, che è stato, almeno per un momento.
Il libro, vincitore del Premio Letterario Internazionale Interrete 2010 e presentato al pubblico durante l’ultima edizione del Salone del Libro a Torino,sarà presentato venerdì 16 settembre alle ore 18,30 a Liberafesta (scalinata Alessi, Catania).

sabato 3 settembre 2011

no ai tagli all'assistenza per le persone con disabilità!














IL 6 SETTEMBRE IN PIAZZA IN PIAZZA ANCHE CONTRO IL TAGLIO ALL’ASSISTENZA PER LE PERSONE CON DISABILITÀ


La manovra economica del Governo Berlusconi e i provvedimenti legislativi ad essa collegati colpiscono le fasce più deboli mentre salvaguardano i grandi patrimoni e l’evasione fiscale. Tra le fasce più colpite ci sono le persone con disabilità, gli invalidi e gli anziani non autosufficienti.

Già la manovra di luglio aveva assestato un duro colpo alle persone con disabilità e le loro famiglie, a causa dei tagli alle agevolazioni fiscali riguardanti le spese sanitarie e le deduzioni per le spese di accompagnamento. Adesso il contenuto della bozza di riforma fiscale e assistenziale – per la quale il Governo ha ricevuto una delega con il decreto-legge 138/2011 - rivela l’intento di fare cassa riducendo ulteriormente i diritti e le prestazioni, in particolare con le seguenti misure:

- Il riordino dei requisiti reddituali e patrimoniali per il riconoscimento dell’invalidità civile che dà diritto alla pensione sociale (che ammonta a €260 al mese) e per il diritto alla pensione di reversibilità (che ammonta in media a €600 al mese).

- La cancellazione dell’assegno di €487 al mese per le persone incapaci di deambulare, sostituito un fondo da suddividere fra le Regioni e svuotando progressivamente il Fondo per le Politiche Sociali e quello per la Non Autosufficienza.

Queste misure sono accompagnate da un dimezzamento delle risorse che, si è calcolato, lascerà progressivamente senza alcuna assistenza il 50% delle persone disabili e/o anziane al Sud.

A tutto questo vanno aggiunte alcune gravi misure contenute nella manovra finanziaria in discussione in Parlamento:

- una nuova regolamentazione dei ricorsi (che, in passato, sono stati accolti in più della metà dei casi) contro l’INPS in materia di invalidità o di handicap che, con il pretesto della riduzione dei tempi, rende il procedimento sbilanciato a favore dell’INPS e inappellabile dopo il primo giudizio.

- l'ulteriore riduzione della spesa per il diritto allo studio: le limitazioni previste per l’organico degli insegnanti di sostegno rendono impossibile una piena tutela dell’integrazione scolastica e l’applicazione dei numerosi pronunciamenti giurisprudenziali che danno ragione ai genitori di alunni disabili che avevano presentato ricorso contro il taglio delle ore di sostegno.

- nuovi tagli sulla “spesa protesica”, per i dispositivi medici e le protesi.

Il circolo Città Futura, che da sempre si batte per i diritti dei disabili, sarà in piazza per lo sciopero generale del 6 Settembre anche per denunciare questo ulteriore colpo alle fasce più deboli di cittadini, e per ribadire come le risorse per risanare il debito vadano reperite altrove, innanzi tutto tassando i grandi patrimoni, colpendo l’evasione fiscale e tagliando le spese militari.

giovedì 1 settembre 2011

inizia il quarto anno di guerra della Gelmini contro la scuola pubblica


Dichiarazione di Luca Cangemi, del coordinamento nazionale della federazione della Sinistra.

Oggi si è aperto ufficialmente il quarto anno della guerra dichiarata dalla Gelmini alla scuola italiana.
I costi di questa guerra sono altissimi e le conseguenze durature: decine di migliaia di posti di lavoro cancellati, falcidiato il tempo scuola, sconvolti gli assetti disciplinari, le classi sovraffollate fino all’inverosimile.
Il panorama che si presenta in questi giorni, dopo anni di continui interventi legislativi e amministrativi devastanti è quello di un caos ingovernabile. Tutte le operazioni che riguardano il personale sono fatte in un quadro confuso e arbitrario, il contenzioso che in questi anni è cresciuto a dismisura, con ripetute sconfitte del ministero nelle più diverse sedi di giudizio, è destinato a diventare dirompente e a mantenere per anni tutto il sistema nell’incertezza.
In paricolare, lo scempio compiuto sulle graduatorie del personale precario, come regalo alla propaganda leghista supera le frontiere dell’assurdo.
La richiesta di dimissioni della Gelmini e dell’intero governo trova nella vergognosa situazione che regna in questi giorni nell’intero sistema scolastico una motivazione fortissima.

la protesta contro gli aumenti e l'anticipo scadenza tarsu a catania